U.S.Novese
Erano i tempí dí una Novese veramente "grande"
Ecco Novi. Una gran spesa. Una stecconata nuovissima in bianco e
celeste trattiene il pubblico. Ci viene incontro l'arbítro
Beretta, giustamente orgoglioso di quel magnifico servizio.
Milleduecento metri di stecconata Signori!
Ci ricordiamo di Mario Ferretti. Anche lui aveva uno studio del
mílleduecento, in cui fece di Novi, già celebre per i
fastí girardenghianí, la capitale del calcio
italiano, con Cevenini e Santamaria, creando una magnifica squadra,
dirigendo una Federazione.
E' una città storica dello sport italiano. Ecco Marío
Ferretti, l'uomo che della lontana Unione Sportiva Novese fu tutto
e che gli sportivi novesi giustamente devono ricordare". (Carlo
Borgoglio "Carlin" - Milano - Sanremo 1935 dal "Il Guerin
Sportivo").
Ho voluto aprire questa veloce panoramica riassuntiva sulla
Novese citando un "pezzo" di "Carlin" maestro di giornalismo
sportivo, per una serie di ragioni che cercherò di spiegare
e giustificare.
lnnanzitutto la voglia di favole di cui, consciamente o no,
tuttì noi abbiamo un pò bisogno. Non sembra forse
linizio di una favola lo scritto di Carlin?
La seconda ragione è campanilistica essendo legata a quando
la nostra città e la nostra squadra di calcio erano alla
ribalta delle cronache sportive nazionali.
La terza, ma non ultima, è strettamente affettiva e si lega
a due personaggi novesi citati dal "Gueríno" Mario Ferretti
e Natale Beretta. Uomini che tanto fecero e diedero allo sport
novese e che altrettanto ingiustamente sono stati dimenticati con
troppa fretta, anche se in questa "congiura" postuma non sono
soli...
Al nome di Mario Ferretti mi lega lamicizia con il nipote paterno,
Claudio (attualmente a capo dei servizi sportivi della terza rete
Rai). A quello di Natale Beretta laltrettanta fraterna amicizia
che univa il commenda al mio povero papà.
Non potrò mai dimenticare le poche ma signìficative
parole di conforto di Beretta il giorno in cui il mio genitore
lasciò questo mondo ed ho ancora davanti agli occhi il
momento in cui sorpresi, per caso il commenda nascosto in un angolo
della mia casa, affollata di amici veri e presunti, singhiozzare
per la scomparsa dei suo amico.
La Unione Sportiva Novese nasce il 31 marzo 1919 "per desiderio e
volontà di numerosi sportivi già legatí alle
sorti del "Novi FB.C." e della "F.B.C. Libertas"".
La spinta decisiva verso questa unione di tutte le forze sportive
cittadine sotto una sola bandiera era stata data già
lestate dellanno precedente da tre giovani calciatori dei Novi
F.B.C. che sì erano ritrovati in città nel corso di
una breve licenza militare.
I tre giovani sono: Natale Beretta, Agostino Montessoro e Armando
Parodi che si riuniscono proprio in casa di Beretta.
Torniamo comunque a quellassemblea "costituente" del 31 marzo
1919.
Le cronache dellepoca parlano di una assemblea vivacissima
tenutasi nei locali di Corso Regina Margherita (ora corso Romualdo
Marenco) esattamente alle spalle dei portici vecchi ancora oggi
esistenti.
Nel corso dellassemblea prende corpo il Consiglio Direttivo della
U.S. Novese che si assume lonere di far confluire allinterno
della Società e valorizzare energie e speranze della
gioventù sportiva novese.
Il primo e quindi storico Consiglio Direttivo della Novese vede
alla presidenza il cav. Pietro Catalano con Giulio Stabilini,
Umberto Facchini, Natale Predasso e Guglielmo Corte consiglieri. Il
rag. Armando Parodi ne è segretario. Il Collegio Sindacale
è rappresentato da Giuseppe Demichelis e Paolo Ravazzi.
Tra i soci fondatori ovviamente figurano anche Natale Beretta e
Agostino Montessoro.
Pochi mesi dopo il cav. Pietro Catalano rassegna le dimissioni
dalla presidenza e il giorno 28 viene convocata lassemblea che
nomina per acclamazione Mario Ferretti nuovo presidente della
Novese. A dicembre, nel corso di una nuova assemblea viene
ristrutturata lintera dirigenza che risulta così composta:
Presidente, Mario Ferretti; Vice Presidente, Umberto Facchini;
Direttori, Agostino Montessoro, Armando Parodi, Mario Buffa, Natale
Beretta, Giuseppe Facchini, Pasquale Pernecco, Attilio Traverso;
Sindaci, Aristide Brignolo e il rag. Giuseppe Demicheli.
Poco tempo dopo, allinizio dei 1920 il Consiglio Direttivo della
Novese viene nuovamente e, se così si può dire,
definitivamente rinnovato con una più razionale
distribuzione degli incarichi che sono così suddivisi:
Presidente, Mario Ferretti; Vice Presidente, Umberto Facchini;
Segretario, Natale Beretta; Consiglieri, Armando Parodi, Giuseppe
Facchini, Attilio Traverso, Pasquale Pernecco, Mario Buffa;
Commissione Sportiva, Giuseppe Facchini, Agostino Montessoro,
Armando Parodi; Revisori dei Conti, rag. Giuseppe Demicheli e
Aristide Brignolo.
La Novese stagione calcistica 1920/21: Strizzer, Bertucci, Bagnasco, Rebuffo, Grippi, Lazzoli 2°, Toselli, Gambarotta, Neri, Montanari, Santamaria.
Nel frattempo la sede sociale si trasferisce da corso Regina
Margherita allHotel Novi.
La neonata Novese intanto, nel 1919, gioca le sue prime (quattro)
partite amichevoli con due pareggi, una vittoria ed una sconfitta.
La squadra dei presidente Ferretti pareggia infatti con
lAlessandria e con lU.S. Tortonese (entrambi gli incontri
terminarono 1 -l); perde in trasferta (2-0) contro lAndrea Doria e
supera a Novi con identico punteggio la rappresentativa dei 44°
Reggimento Fanteria.
Lentusiasmo intorno alla squadra biancoceleste è in
costante lievitazione e già pochi mesi dopo la sua nascita
vanta ben 200 soci! Una cifra che oggi ci fa quasi
impressione...
Il 24 ottobre 1920 viene dato alle stampe il primo giornale
dedicato alla Novese: si chiama ,11 Bianco Celeste ed è
diretto dallo stesso Presidente Mario Ferretti.
Il Bianco Celeste, è un giornale che nulla ha da invidiare a
quelli dei nostri giorni: la sua natura polemica e combattiva, ma
soprattutto la volontà di parlar chiaro e anche in modo ...
rumoroso.
Non tutte le squadre di calcio, allepoca, si potevano permettere
un giornale tutto loro. Lo rileva prontamente il Guerin Sportivo il
30 ottobre 1920 che dedica allavvenimento un ampio servizio.
Intanto il presidente della Novese viene eletto Consigliere della
nuova Lega.
Insomma si comincia ad essere presi in considerazione anche ai
più alti livelli dirigenziali.
Sempre in quellanno il club biancoceleste inizia ufficialmente la
sua attività agonistica. Quella attività che nel giro
di un paio di anni lo porterà a fregiarsi dello scudetto
tricolore di campione dItalia e che da allora non conoscerà
più interruzioni, seppur tra mille vicissitudini, tra alti e
bassi, anche se, purtroppo, mai più a quei fantastici
livelli.
Per ovvie ragioni di spazio e anche perchè già
ampiamente trattati in altre pubblicazioni firmate da penne ben
più illustri e qualificanti dei modesto scrivano che sta
riempiendo queste note, tralasciamo alcuni particolari sugli
avvenimenti successivi, ma non possiamo certo sorvolare sul
favoloso anno agonistico 1921-22, quello dello scudetto.
Ce lo impone lorgoglio della nostra novesità, la voglia di
sognare e la speranza che un giorno...
La Novese nellestate dei 1921 per poter disputare degnamente il
campionato di Serie A si rinforza notevolmente con gli acquisti di
Bonato, Asti, Vercelli, Cevenini I, Cevenini II e Cevenini III.
La Novese si iscrive al torneo con ben 51 giocatori (47 tesserati
prima dellinizio e quattro a torneo già iniziato).
Questi i calciatori tesserati: Carlo Alessio, Domenico Alice, Meo
Alioisio, Giuseppe Asti, Gio Batta Bagnasco, Francesco Bensi,
Leonida Bertucci, Emilio Bonato, Andrea Bovone, Adolfo Cattaneo,
Pietro Cavo, Aldo, Luigi e Mario Cevenini, Michele Corninetti,
Guido Contardi, Giacomo DAiife, Agostino Fossati, Carietto
Gambarotta, Giuseppe Garrone, Luigi Gastaldi, Alberto Gaviorno,
Gaetano Grippi, Pietro Massiglia, Maurizio Monticelli, Vittorio
Murcio, Ettore Neri, Rinaldo Olivazzo, Gio Batta Parodi, Mario
Parodi, Nino Parodi, Luigi Alberto Quaglia, Paolo Quagiia, Paolo
Re, Carlo Risso, Riccardo Rivara, Luigi Romagnano, Giacomo Salvi,
Aristodemo Santamaria, Benedetto Santamaria, Emilio Savino, Pietro
Scaglioti, Silvio Strizel, Mario Toselli, Luigi Vercelli, Luigi
Viterbo, Paolo Barboro, Cavanna, Pio Dellepiane e Pio Parodi.
La Novese campione Figc 1922
Il campionato di Serie A è frazionato in tre fasi:
eliminatorie, semifinali e finali. Le eliminatorie sono divise in
due gruppi con tre gironi ciascuno. I vincitori dei singoli gironi
parteciperanno ad un successivo girone a tre per le semifinali. I
vincitori di ciascuna semifinale si incontreranno nella
finalissima, con incontro di andata e ritorno, per lassegnazione
dello scudetto.
La Novese viene inserita, per la fase eliminatoria, nel girone A
che comprende le seguenti squadre piemontesi: Biellese, Giovani
Calciatori di Vercelli, F.B.C. Pastore di Torino e Valenzana.
A girone iniziato la Biellese passa dalla F.I.G.C. alla C.C.I. ed
il suo posto viene preso dalla U.S. Torinese con conseguente
rivoluzione dei calendari in quanto, tra le altre cose, proprio la
Novese aveva già incontrato i lanieri.
Vediamo comunque i risultati della Novese nel girone eliminatoria.
Girone di Andata. Biellese - Novese 0-1; Giovani Calciatori -
Novese 0-2; Novese - Pastore 4-0; Valenzana - Novese 1-l; Novese -
Torinese 2-0.
Girone di Ritomo: Pastore - Novese 0-0; Novese - Valenzana 1 -0;
Torinese - Novese 0-6; Novese - Giovani Calciatori 2-0 (per mancata
presentazione della squadra vercellese).
La formazione tipo con la quale la Novese ha vinto il girone
eliminatoria è la seguente: Strizel; Vercelli, Grippi;
Bonato, Bertucci (Toselli), Cevenini l (Toselli); Neri, Cevenini Il
(Bertucci), Bagnasco, Santamaria (Bertucci e Cevenini III), Toselli
(Asti).
Il 5 marzo 1922 iniziano le semifinali. Il raggruppamento A
comprende Novese, Petrarca Padova e Pro Livorno.
Questi i risultati. Girone di Andata: Novese - Petrarca 1 -l;
Novese - Pro Livorno 3-0.
Gírone dí Ritomo: Petrarca - Novese 0-2 (lincontro
però è stato sospeso per incidenti e dovrà
essere ripetuto in campo neutro).
Pro Livorno - Novese 2-5; Petrarca - Novese 1-3. Questa la
formazione biancoceleste impegnata nelle semifinali: Savino;
Vercelli, Grippi; Bonato (Gambarotta), Bertucci, Cevenini I
(Toselli); Gambarotta (Neri); Neri (Santamaria, Cevenin III),
Santamaria (Bagnasco), Cevenini III (Bagnasco), Toselli (Asti,
Parodi).
La U.S. Novese è così ammessa alla finalissima
tricolore dove sarà opposta alla Sampierdarenese, vincitrice
dellaltro raggruppamento.
In città leuforia è già a livelli di guardia.
I successi dei biancocelesti riescono a far dimenticare o
quantomeno a distrarre i nostri concittadini dalle nefandezze della
guerra.
Il 7 maggio 1922 si gioca a Sampierdarena la prima finale che
termina 0-0. Stesso risultato anche nellincontro di ritorno che si
disputa a Novi sul campo di Piazza dArmi.
E quindi necessario lo spareggio che avrà luogo sul campo
neutro di Cremona. La partita verità, si gioca nellantica
città delle tre "T" il 28 maggio. Al termine di novanta,
infuocati, minuti di gioco le due squadre sono ancora in
parità: 1 -1. Le reti realizzate da Neri per i biancocelesti
e da Mura per i liguri. Si rendono quindi necessari i tempi
supplementari per designare la squadra campione dItalia
F.I.G.C.
Il gioco è emozionantissimo, le due squadre continuano ad
affrontarsi con caparbietà e grinta che non ha eguali. Il
tifo sugli spalti è davvero a limite di coronaria.
Sembra davvero che nessuna delle due formazioni riesca a realizzare
il goal più bello della storia calcistica ma...
Verso la fine del secondo tempo supplementare ecco saettare
Carietto Gambarotta (un caro personaggio tanto umile quanto
valoroso, oggi lunico sopravissuto di quella ineguagliabile
formazione che ci onora della sua stima) che con prodezza gonfia la
rete della Sampierdarenese.
Lo scudetto è a Novi! Il Presidente Mario Ferretti nel
frattempo viene eletto vice-presidente della F.I.G.C.) il
segretario Natale Beretta, tutti i biancocelesti giocatori e tifosi
esultano.
Novi ha compiuto la sua storica impresa sportiva che ben si sposa
con quelle di Costante Girardengo da poco eletto
"Campionissímo" da Emilio Colombo.
Rileggiamo i nomi dei Campioni dItalia che hanno giocato le tre
partite di finale: Strizel; Vercelli, Grippi; Bonato (Cevenini I),
Bertucci, Toselli; Gambarotta, Neri, Santamaria, Cevenini III, Asti
(Parodi).
La classifica marcatori dei biancocelesti vede al comando
Gambarotta, Cevenini III e Neri con sei reti; Bagnasco quattro;
Bertucci tre; Santamaria e Asti con due reti ciascuna e Vercelli
con una.
Dopo il grande sogno realizzato, con il campionato 1922/23 la
Novese ridimensiona la sua attività.
Con il ritorno alle Società di origine di Santamaria,
Astí, Neri, Strizel e i fratelli Cevenini, il Presidente
Mario Ferretti ed i suoi collaboratori allestiscono una squadra
"fatta in casa".
Insomma i marziani, biancocelesti stanno tornando ... sulla terra
con tutti gli alti e bassi delle comuni associazioni sportive e dei
loro uomini che le compongono.
Inizia così la parabola discendente dei biancocelesti che
scivolano negli anni successivi nel campionato di Seconda Categoria
dove la Novese, nel frattempo (siamo già al 1929) si chiama
FerriereNoví si colloca in una anonima posizione di
medioclassifica.
Nel 1930 cè il "colpo di coda" della Novese che risorge di
nome e di fatto dalle sue stesse ceneri (e questo al di là
della denominazione sociale della società).
Lentusiasmo dei tifosi si riaccende e lorgoglio dei novesi torna
ad essere fiero. In quegli anni i problemi sociali erano davvero
tanti, ma la gente riusciva ad essere attratta dalle vicende dei
biancocelesti.
La città sembrava davvero magneticamente attratta dalla
Novese al punto che i giornali locali dividevano lo spazio dedicato
allo sport tra la Novese e altre attività sportive
espressamente volute dal regime fascista.
I successi dei biancocelesti venivano sottolineati con titoli e
scritte roboanti, mentre le sconfitte venivano menzionate solo nel
corpo, dellarticolo inerente ad una successiva vittoria.
Un pò come vorrebbero tanti Presidenti dei giorni nostri e
forse questa non è solo una battuta...
Intanto, tra alti e bassi, con cambiamenti anche ai vertici della
Società si arriva al 1941 quando i dirigenti della Novese
sono costretti, per non appesantire il bilancio, a non iscrivere la
squadra al campionato di serie C scendendo in prima divisione.
La Novese stagione calcistica 1920/21: Strizzer, Bertucci,
Bagnasco, Rebuffo, Grippi, Lazzoli 2°, Toselli, Gambarotta,
Neri, Montanari, Santamaria.
Sono gli anni dellaccesa rivalità tra due squadre
cittadine: la Novese, appunto, e lIlva Novi di Agostino
Repetto.
Avanti velocemente col tempo fino agli inizi degli anni cinquanta
dove si mette in mostra un astro nascente del calcio novese:
lamico Mario Capelli che successivamente calcherà con
profitto i prati della serie A come già aveva fatto il geom.
Domenico Cattaneo.
Ed è proprio al termine dei campionato 1949/50 che le forze
calcistiche locali trovano la volontà per unirsi sotto una
sola bandiera. La Novese Ilva (nelle cui fila avevano militato tra
gli altri il portiere Persi, Luciano Girardengo, figlio del
campionissimo e Agostino Repetto) si unisce al Crimea, diretto dal
prof. Arrigo Virando, Rovera e Guenna.
Discussioni infinite, come sempre accade in questi casi, sul nome
da dare alla nuova Società. Alla fine prevale il buon senso
e, dopo un breve periodo di transizione in cui la Società
aveva continuato a chiamarsi "Novese Ilva", torna a risplendere,
più fulgida che mai, la cara, vecchia U.S. Novese con il
prof. Virando alla presidenza, coadiuvato da Guenna, Rovera,
Balestri, Carlo Parodi, Bogliolo, Cavo, Calvo.
Al prof. Virando subentra poi, alla presidenza della Novese il
conte Italo Bottazzi, mentre la squadra vince il campionato
interregionale di Promozione con Remaggi, Ghiglione, Bussi,
Bazzotti, Paravagna, Cattaneo, Gatti, Pastorino, Barbieri, Daliera,
Moro.
La Novese continua così, tra la quarta serie e la
Promozione, una serie di campionati di lodevole dignità
mettendo in luce giocatori di grande talento quali Alloisio,
Finotto, Vicini, Vitto, Giuseppe Poggio, Tacchella, De Paoli (poi
finito addirittura alla Juventus e in Nazionale), Di Chio, Rosso,
Bey, Fumagalli (uno dei più eleganti calciatori che abbiano
mai indossato la maglia biancoceleste, ceduto poi alla Lazio).
Diversi allenatori si susseguono nella panchina biancoceleste: dal
prof. Scaramuzzi allo stesso Vitto, ma i muscoli dei giocatori sono
sempre curati dalle magiche mani del "griso", il mai dimenticato
massaggiatore Cesare Dacomo.
Nel 1957 approda alla presidenza della Società Bruno Broglia
che garantirà alla Novese un futuro tranquillo, pur tra i
soliti alti e bassi agonistici.
Nel giugno 1963 il comm. Bruno Broglia lascia la presidenza della
Società e da allora inizierà un rosario di
avvenimenti che vedrà molti sportivi alla guida dei
sodalizio che, tra sacrifici di ogni genere, manderanno avanti la
navicella biancoceleste sempre alla ricerca dei mecenate di un
tempo.
Il campionato di serie D 1963/64 inizia così con la Novese
schierata senza un Consiglio Direttivo a supporto.
Proprio il 1 gennaio 1964 iniziavo la ormai trentennale
collaborazione con il quotidiano Tuttosport scrivendo queste note "
... La Novese come è noto, dal giugno scorso in seguito alle
dimissioni del presidente Bruno Broglia, è priva del
Consiglio Dírettivo della Società. Da quella data
infatti un Comitato Esecutivo regge le sorti del calcio cittadino
... "
Allenatore della squadra, che lotta per la salvezza, è
Domenico Cattaneo che schiera questa formazione tipo: Euno;
Costantini, Colombetti; Di Chio, Mazzola, Sitra; Minniti, Boliedi,
Bossi, Rosso, Elleboro.
Segretario è Gustavo Collareta, indimenticato amico, collega
e per tantissimi anni autentica "anima" del calcio locale, mentre
presidente dei Comitato Esecutivo è il rag. Antonio
Berzuini.
Intanto nel corso dei campionato viene rispolverato il portiere
Ravazzano, per il quale gli anni sembra non passino mai. La squadra
riuscirà comunque a salvarsi poche settimane prima della
fine dei campionato.
Lestate trascorre con un solo obiettivo: dare un presidente alla
Società.
Gli appelli si sprecano, anche attraverso i "media", ma i risultati
in tal senso sono davvero scarsi.
Il 5 agosto si risolve la crisi societaria nominando il geom. Dario
Ubaldeschi Commissario dei club che allepoca ha la sede in via
Municipio, proprio sotto latrio dei Palazzo Comunale.
Si cede Costantini alla Biellese, mentre arrivano Robotti, Boia,
Zenevre e Giorgio Olivieri.
Intanto per il neo-commissario le prime grane contrattuali gli
vengono procurate da Elleboro che punta al rialzo dei suo
ingaggio.
Il campionato inizia con un pareggio a reti inviolate contro il
Pavia.
Questa la formazione dellesordio: Euno; Colombetti, Robotti;
Rosso, Sitra, Boliedi; Minniti, Perfumo, Zenevre, Olivieri,
Poggio.
Il campionato prosegue con ottimi risultati (3-1 allAsti, 4-0 al
Voghera), ma, a salvezza raggiunta, la squadra si disunisce e per
ben 810 minuti non assapora più il dolce calice della
vittoria che ritorna a sorridere ai biancocelesti il 2 marzo 1965
contro la Sanremese (2-1 con reti di Poggio e Agosti), dopo che il
Commissario Ubaldeschi aveva "strigliato" a dovere i suoi giocatori
proprio dalle colonne dei quotidiano sportivo torinese.
In questo campionato si mettono comunque in grande evidenza tre
giocatori locali: il sempreverde Ravazzano, ed i giovani Agosti e
Sitra.
Intanto la crisi societaria non riesce a sbloccarsi. Si tenta in
tutti i modi di trovare un Presidente "con il portafoglí
gonfio e il cuore ... biancoceleste" ma con scarsi risultati.
Si punta perfino ad uno spettacolo di varietà, che si
terrà al Politeama Italia, per raccogliere fondi atti a
rimpinguare le casse sociali.
A luglio del 1965 la Società non ha ancora acquistato alcun
giocatore. Il Milan offre una lista di undici calciatori tra i
quali scegliere quelli che potrebbero servire alla causa
biancoceleste. La formula sarebbe quella dei prestito gratuito.
Tutto bello, tutto da libro "Cuore" ma gli stipendi chi li
pagherebbe poi a questi giocatori?
La stessa Alessandria offre ancora Zenevre e un altro paio di
giocatori sempre in prestito gratuito. Si fanno molti nomi di
papabilí alla presidenza, tra i quali quello dello stesso
comm. Bruno Broglia che potrebbe ritornare al timone della
navicella biancoceleste. La realtà è però ben
diversa...
Il campionato comincia con una secca sconfitta (4-l) a Voghera.
Con Moriggi; Scarsi, Sitra; Di Chio, Rosso, Elleboro; Minniti,
Agosti, Nay, Biggi, Bailo la Novese vince la seconda partita contro
lAlassio (1 -0 e goal di Nay al 5 dei primo tempo).
E un campionato tribolatissimo che vede il sodalizio locale sempre
nelle zone paludose della classifica.
La condanna definitiva alla retrocessione avviene il 22 maggio a
Novi con lennesima sconfitta, questa volta (0-2) ad opera dello
Spezia.
Intanto Novi si è dotata di un nuovo stadio (recentemente
intitolato al "campionissimo" Costante Girardengo), ma non ha
più la squadra di calcio tra le protagoniste della
QuartaSerie.
Si spera e si cerca in tutti i modi di essere ripescati nella serie
D, così è ora chiamata la vecchia quarta serie ma
è pura illusione.
La mancata ammissione alla serie D scatena una serie di polemiche
che serpeggiano per tutta lestate.
Il 7 dicembre 1967 la crisi dirigenziale viene finalmente risolta,
almeno temporaneamente.
Una crisi comunque che è durata quattro lunghi anni. Mai il
calcio novese si trovò tristemente inguaiato come in quel
periodo, soprattutto per mancanza di accordo, di vero amore, fatte
alcune eccezioni, per il calcio locale.
Il nuovo direttivo è comunque così formato: Presidente cav. Luigi Salatti, vice presidenti cav. Arturo Zavaglia, Pietro Massiglia ed Elio Tavella. Economo, geom. Renato Gozzoli; segretario Gustavo Collareta; Direzione Tecnica, Alfonso Belingeri e Mario Capelli.
La Società intanto celebra il cinquantesimo anniversario di fondazione nel corso di una giornata piena di ricordi e commozione, alla presenza di vecchi campioni scudettati nel 1922.
Giuseppe Scaglia, diventato allenatore della Novese, propone
iniziative per il calcio locale tra le quali una serie di
conferenze-dibattito tese a riaccendere vecchi entusiasmi e nuovo
amore per lo sport dei pallone.
Nel 1969 il Coni conferisce alla Novese la "Stella d'Oro" al merito
sportivo, mentre la Società ritorna in crisi per le
dimissioni dei Consiglio Direttivo in carica.
Sembra quasi, questa che sto raccontando, la trama di un romanzo.
Purtroppo è la storia vera e amara di una Società
sportiva che non riesce ad avere pace. E non si è certo in
giorni di crisi economica come quelli che stiamo vivendo
attualmente.
Chi stende queste note, raffazzonate per questioni di spazio,
sovente scrive sul suo giornale di non riuscire a capire come sia
mai possibile che una città industriale e laboriosa come
Novi Ligure, che pure vanta fama di città sportiva per
eccellenza, possa trascorrere tanti e tanti anni di emergenza
societaria.
Viene intanto nominato un Comitato di reggenza che allestisce una
squadra di "baby" locali diretti dal geom. Domenico Cattaneo e da
Giuseppe Sitra. Tra i baby in campo si impegnano anche due ...
anziani: Agosti e Poggio ai quali viene poi affiancato l'ex genoano
Bagnasco. Dopo una lunga serie di risultati negativi la squadra
riesce a concludere al dodicesimo posto che vuoi dire salvezza.
Ma si salverà il calcio biancoceleste al suo futuro che si
preannuncia quanto mai nebuloso?
Mentre nella vicina Gavi Ligure si impazzisce per la squadra che
è approdata alla serie D, a Novi si ritorna a cercare un
Presidente che oggi è ancora più necessario
perchè la rivalità con i ... cugini della Vai Lemme
si fa sempre più pesante.
Il 1970 sarà comunque ricordato come l'anno spartiacque tra
la grande crisi e gli anni dei sogni e delle illusioni.
Qualcosa di grosso sta bollendo in pentola e in città non si
parla d'altro: a Novi potrebbe arrivare l'uomo giusto per il
rilancio dei calcio biancoceleste. Un uomo capace di trasformare in
pratica le idee di grandezza e la voglia di riscatto. Un uomo con
il quale spesso mi troverò poi in contrasto, ma al quale ho
sempre riconosciuto e sempre riconoscerò le sue
qualità di competenza calcistica e la capacità di
essere riuscito a scuotere dal torpore i tifosi della Novese.
Quell'uomo si chiama Mario Robbiano.
Siamo così giunti alla fine dei periodo che i colleghi mi
hanno affidato per ricordare ancora una volta la U.S. Novese con la
speranza di dare una mano a questo sodalizio sportivo.
Un piacere e un onore che l'umile scrivano ha accettato con
entusiasmo ben sapendo come la sua penna, pur senza la benedizione
dell'iscrizione all'Albo dei Pubblicisti e peraltro al servizio di
Tuttosport da 30 anni esatti, non riuscirà certo a risolvere
i problemi e quindi far decollare nell'olimpo sportivo il vessillo
biancoceleste.
Mi rendo anche conto che queste note non rendono tutta la giustizia
che gli anni trattati meriterebbero e che ho sicuramente represso
tante piccole, o grandi, sfumature e tanti nomi pure importanti dei
calcio novese.
Per questa ultima carenza mi scuso con gli interessati che non
dovessero trovare il loro nominativo in queste pagine.
Li prego di perdonare l'eventuale omissione chiedendo loro di
credere se dico comunque che l'impegno da essi profuso per la causa
biancoceleste è ben più grande di una mia
citazione.
Gli uomini di sport sanno poi che l'importante è lavorare,
partecipare alla crescita, prestigiosa o meno, degli ideali in cui
si crede e questo al di là di possibili riscontri
pubblicitari o meno.
Ciascuno sportivo, ciascuno sportivo vero, ha già una grande
gratificazione interiore che è quella di avere fatto
qualcosa di positivo, di costruttivo per la collettività. E'
questa la sua forza. La forza dell'amore per lo sport e per i
giovani, ben oltre ogni altro interesse.
Qualcuno adesso dirà che sono frasi fatte. Forse. Sono
però quelle cose che mi sono state insegnate dai miei grandi
maestri: Mario Malfettani e Giglio Panza.
Personaggi che, a diversi livelli, hanno fatto dell'umiltà
il loro stile di vita ed è per questo che più di
tutti ho amato ed ho cercato di seguirne, indegnamente, i loro
insegnamenti subito dopo quelli dei miei genitori.
di NAZARENO FERMI