Fiere di cambio - :: SITO UFFICIALE DELLA CITTA' DI NOVI LIGURE (AL) ::

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LE FIERE DI CAMBIO A NOVI

COS’E’ LA FIERA DI CAMBIO?
Le cosiddette fiere genovesi di cambio sono caratterizzate da affari di natura puramente finanziaria e monetaria e non costituiscono attività sussidiaria all’attività di scambio merci, ma attività esclusiva. Questa è l’aspetto più caratteristico e peculiare che rende queste fiere di eccezionale importanza storica per il nostro territorio e per il periodo durante il quale si svolgono, ovvero il XVIIe XVIII secolo. Novi per oltre settant’anni appare come una “Wall Street” dell’epoca, dove vengono liquidati i pagamenti derivanti da affari stipulati in tutta Europa e per somme elevatissime addirittura introducendo l’uso di una particolare moneta, lo scudo di marchi, a cui si riducevano tutte le valute che venivano presentate in fiera.


IN CHE PERIODO SI SVOLGEVANO LE FIERE?
Precisamente tra il 1622 e il 1692, quattro volte l’anno (1° febbraio, Fiera dell’Apparizione – 2 maggio, Fiera di Pasqua – 1° agosto, Fiera d’agosto – 2 novembre, Fiera dei Santi), per 32 giorni.


PERCHE’ A NOVI?
Novi fu parte della Repubblica di Genova negli anni che vanno dal 1392 al 1412, dal 1447 al 1745 e dal 1749 al 1797 e proprio l’iniziativa dei genovesi, intenti a compensare in pieno '600 la decadenza del commercio marittimo con una posizione dominante negli affari di cambio e nelle transazioni finanzierie,  fece da motore all’avvio delle fiere di cambio in città. Le fiere erano così dominate dai banchieri genovesi, regolate e dirette dal governo della Repubblica che vi nominava un Magistrato. Con decreto 1° dicembre 1621 il Senato stabiliva che sotto il nome di fere di Bisanzone e sotto la protezione del Senato Serenissimo di Genova si abbino a tenere e continuare nella città di Piacenza quanto vi si potrà per tutti andare et coi debiti privilegi, ma tra tanto et per interim si tenghino a Nove.
L’interesse dei genovesi per il territorio dell’Oltregiogo appare alquanto esagerato nel difenderne la scelta come luogo deputato alle fiere, se non si tiene conto del fatto che l’obiettivo di cambi e regolazione di pagamenti era solamente lo scopo apparente delle fiere: quello più concreto era la nascosta funzione creditizia e speculativa. I banchieri genovesi erano infatti finanziatori della Corona di Spagna: anticipavano le grandi somme di denaro necessario per le costose operazioni di guerra nelle Fiandre e in Italia ottenendone in compenso una partecipazione rateale sulle importazioni d’oro e d’argento dalle Americhe o anche delegazioni a lunga scadenza sulle entrate tributarie.
La scelta di una località più o meno distante da Genova per tenervi le fiere trova ragione anche nella necessità di avere legittimazione formale dell’utile ricavato dalle operazioni. Vigeva infatti in quel tempo il divieto canonico di percepire interesse sui presiti e sui crediti commerciali, considerato reato di usura per il quale erano previste pene molto severe. Al fine di riconoscere ad un contratto il carattere genuino del cambio, era richiesto da tali leggi la diversità di moneta e di luogo, per cui si doveva simulare ad esempio un contratto di cambio di fiorini in ducati fatto a Genova che veniva poi rinnovato in senso inverso a Novi: dalla diversa quotazione della moneta scambiata si ricavava l’utile dell’operazione [1].

[1] F. Leardi, Le fiere di cambio a Novi, in Novinostra 3, 1971, pp.  28-31


CHE IMPATTO EBBERO SULLA CITTA’?
A Novi non è rimasta traccia di questo periodo negli atti consolari dell’archivio storico e municipale ma certa è la fioritura nel Seicento da ricercarsi nell’impatto che queste fiere ebbero sullo sviluppo cittadino, non solo per la favorevole ricaduta economica sulla popolazione locale, ma anche, più in generale, per l’effetto di sprovincializzazione che esse comportarono, in una sinergia sempre più stretta con Genova, di cui Novi divenne l’immagine agli occhi dei protagonisti dell’alta finanza internazionale. "E’ facile immaginare quanto questi appuntamenti abbiano influito sullo sviluppo urbanistico e “ricettivo” della città che dovette prontamente attrezzarsi per garantire un’adeguata accoglienza a tanti ospiti. Vetrina dell’opulenza genovese, Novi acquisisce nel corso del Seicento l’aspetto di un quartiere della Superba, una sorta di sua succursale in Oltregiogo, rispecchiandone, seppure in tono “minore”, i caratteri architettonici negli edifici di nuova costruzione, e le scelte di decoro urbano, in particolare nell’uso delle facciate dipinte. Sono Genovesi, infatti, i proprietari dei palazzi che vengono a nobilitare le vie di recente lastricate; la storia ci ha consegnato i nomi delle casate interessate ad avere una propria base locale in centro – Adorno, Lomellini, Spinola, Pallavicini, Negrone, Durazzo, tra i primi - dove possiamo immaginare avvenivano le contrattazioni e trovavano ospitalità gli uomini d’affari più ragguardevoli di questa élite della finanza europea" [2].

[2] M.C.Galassi, Novi Ligure: avamposto genovese di commercio e cultura, in Tesori sacri dalla collezione civica, catalogo della mostra a cura di A. Orlando e C. Vignola, Novi L., 2013, pp. 15-25


LA FIERA DI CAMBIO OGGI
L’occasione per riscoprire questa particolare storia del '600 si è presentata nel 2013 nell’ambito del progetto di valorizzazione territoriale intitolato “Tracce liguri nell’Oltregiogo”. In tre anni sono stati affrontati argomenti storici e artistici che legano da sempre il nostro territorio alla realtà ligure: l’architettura ligure, l’arte sacra e per finire l’argomento legato alle fiere di cambio. Quest’ultimo è stato contestualizzato e trattato con un occhio attento all’economia e alla crisi attuali. Da qui l’intento di ripercorrere la storia delle Fiere di Cambio e proporre, nel contempo, una fiera dell’economia che guardi alle sfide del futuro. Il titolo della serie di manifestazioni che è scaturita da questo intento è stato “Dalle Fiere di Cambio alla moderna economia”, che hanno interessato la città nelle giornate del 3 e 4 ottobre 2014. La città si è trasformata in un grande “laboratorio” con dibattiti, incontri, presentazioni di libri, rievocazioni storiche. 


 

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